Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

PENTECOSTE (GV 15,26-27; 16,12-15)

L’ERMENEUTICA DELLO SPIRITO

 Dalla Pasqua alla Pentecoste che è il mistero della Chiesa creata dallo  Spirito (Benedetto XVI) … che è anche uno dei temi forti portati avanti dal  movimento neocatecumenale – San Paolino's Voice

            Per la solennità della Pentecoste la liturgia ci propone alcuni versetti di Giovanni dove Gesù parla dell’attività e della realtà dello Spirito. Scrive l’evangelista “Quando verrà il Paraclito…”. Ma qual è il significato etimologico di questa parola greca (paracletos), che non sempre tutti comprendiamo? Il senso di “Paraclito” - tradotto di solito con “Consolatore” - indica l’idea di vicinanza benefica, edificante, ricreante. Letteralmente significa “colui che è chiamato-vicino”, dunque: una persona invocata perché stia vicina all’uomo per il bene dell’uomo.

            A questo riguardo, se prestiamo bene attenzione, notiamo che le parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli segnalano due diverse modalità di azione del Paraclito: una modalità rivolta al mondo (15,26-27) ed una modalità rivolta alla comunità (16,12-15).

            Il Paraclito ha innanzitutto il compito di attualizzare l’evento storico di Gesù, accaduto in un tempo e in un luogo, rendendolo disponibile per ogni tempo e per ogni luogo. Lo Spirito è il protagonista che mantiene aperta la storia di Gesù rendendola perennemente attuale e salvifica. Senza lo Spirito, la storia di Gesù - compresa la sua risurrezione - sarebbe rimasta una storia chiusa nel passato, non un evento perennemente contemporaneo. Lo Spirito è la continuità fra il tempo di Gesù e il tempo della Chiesa.

In secondo luogo, lo Spirito della verità ha il compito di “guidare i discepoli a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e annuncerà le cose future”. Lo Spirito da un lato attinge a qualcosa di già detto, che per noi credenti è la Parola incarnata nelle Scritture; dall’altro lavora su dati nuovi, che sono gli eventi che via via attraversano la vita delle comunità cristiane. Rispetto a questi eventi, sempre nuovi, lo Spirito dona alle comunità la capacità di discernere come la Parola di Gesù vada interpretata. Lo Spirito dunque mette in sinergia e in tensione Scritture e vita. La verità di cui qui si parla, dunque, non è statica, ma viva, dinamica, soggetta sempre a nuove letture, nuove interpretazioni, certamente non affidata soltanto a quanto detto da Gesù, ma anche agli accadimenti storici che reinterpretano ed accrescono continuamente le sue parole. Ecco perché Gregorio Magno amava dire: «divina eloquia cum legente crescunt – le parole divine crescono insieme con chi le legge» (Homilia in Ezechielem, 1, 7, 8). Lo Spirito santo è dunque l’ermeneuta del non-detto di Cristo che ispira ai discepoli nella storia una fedeltà creativa al vangelo.

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