Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (LC 6,27-38)

A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici"

RISPONDERE AL MALE CON IL BENE

           

Il comandamento dell’amore è un comandamento classico in tutta la scrittura, a cominciare da «amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lv 19,18) e naturalmente nel Vangelo.

Quando si arriva all’amore dei nemici il comandamento dell’amore è dilatato all’estremo, è dilatato fino al paradosso, oltre quello che si possa immaginare, perché di fatto la saggezza vera – dice tutta la tradizione sapienziale greca – è fare del bene agli amici e combattere i nemici; fare del bene ai nemici è semplicemente stupido!

Da dove viene allora l’invito ad amare i nemici? Dall’esempio di Gesù! Egli ha fatto così! L’esortazione «pregate per coloro che vi trattano male» si ritrova realizzata nella preghiera di Gesù per i crocifissori nel racconto della passione: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Ma dietro al comportamento di Gesù e quindi all’esortazione c’è la logica di Dio, perché Dio opera il bene nei confronti di tutta la creazione: l’amore di Dio è un amore creativo, non suppone la bontà della creatura, ma la ma la crea, la produce. Dio gode nel comunicare la sua bontà e, dove c’è una realtà creaturale priva della sua bontà, egli gode nel trasmettergliela.

L’immagine di chi pone l’altra guancia è così strana che può facilmente essere messa in ridicolo. In realtà ciò che il vangelo ci chiede è di essere autenticamente umani e cioè di non reagire ai comportamenti che subiamo in modo meccanico ed istintivo.

Secondo una legge della meccanica “ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”, tra l’azione e la reazione non c’è spazio: appena l’azione è compiuta la reazione scatta. Ma questo non è ciò che è tipico dell’uomo! Tra l’azione ricevuta e la risposta c’è nell’uomo uno stacco, c’è il momento della presa di coscienza, della riflessione, in cui l’uomo prende in mano sé stesso e decide che tipo di risposta vuole dare. La risposta non è semplicemente speculare, ma dipende dai valori della persona, da quello che la persona ritiene che sia importante e primario nel suo comportamento.

Nel nostro caso questa risposta è attenta a non rispondere alla violenza con la violenza; nasce quindi dalla consapevolezza che la violenza non produce in ogni modo del bene; nasce da una scelta di essere benefico, nel senso di creatore di bene, produttore di bene: uno che riceve il male e risponde con il bene è un creatore, non ha semplicemente lasciato passare il male che ha ricevuto, ha prodotto del bene dove non c’era, ha cambiato la qualità dell’esperienza.

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