RISUSCITATI DAL RISUSCITATO
Il racconto della risurrezione secondo Luca – proclamato dalla liturgia durante la Veglia pasquale nella notte santa – è soffuso di gaudio, di gioia, così come era soffuso di gioia il vangelo dell’infanzia; una gioia, però, che non esclude momenti di dramma, anche angoscioso, vissuto dai protagonisti.
Nel nostro brano, per esempio, si può osservare il dramma delle tre donne che insieme con altre, dice il testo, avevano preparato tutti gli aromi, col pensiero fisso su Gesù fino all’alba del terzo giorno da quando era stato sottratto al loro sguardo. Ma ora, arrivate alla tomba, non lo trovano e provano un’angoscia enorme.
Il rimprovero che le donne ricevono dai due uomini può apparire molto duro: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo?». È la prima volta che Luca utilizza questo termine: “il vivente”. E così i due uomini riportano alla memoria delle donne le parole di lui: «Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea». Il vivente ha parlato e dunque anche la sua parola è viva. È una parola che agisce ancora, è una parola che non può essere relegata nel passato. La parola di Dio opera continuamente, è continuamente creativa, è continuamente portatrice di vita. Ecco perché è la parola che vince l’angoscia, vince il dubbio, vince la morte, non escludendoli, ma portandoli alla soluzione. Il tradimento e la crocifissione sono solo gradini verso la risurrezione. La memoria della parola viva del Signore, della parola creatrice di vita, trasforma interiormente le donne, le quali sono ormai orientate verso la missione: «tornate dal sepolcro - scrive l’evangelista - annunciarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri».
È stato dunque risuscitato Gesù, come dicono i due uomini, ma è stata risuscitata anche la memoria delle parole di Gesù. Non solo, ma sono state risuscitate anche le donne, così come saranno risuscitati i due discepoli di Emmaus. C’è una sorta di contaminazione benefica: la risurrezione di Gesù porta alla risurrezione della memoria, e la risurrezione della memoria porta alla risurrezione delle donne e dei discepoli. Tutto questo però non elimina le obiezioni possibili. Le donne possono testimoniare, possono annunziare con gioia ciò che hanno visto, ma la loro esperienza resta una proposta. L’annunzio della bella notizia non è mai cogente: «non credettero loro». È amaro. Ma è ciò che succede.
A meno che non venga fuori ciò che è venuto fuori in Pietro che, dopo aver tradito, si è sentito perdonato dallo sguardo fugace di Gesù, e che, proprio per questo, non riusciva più a contenersi, a stare nei suoi panni, e smaniava di incontrarlo per guardarlo in faccia, e leggergli negli occhi che lo aveva perdonato davvero. «Pietro tuttavia si alzò (ma si potrebbe tradurre anche “risuscitò”) e corse al sepolcro… E tornò indietro, pieno di stupore per l’accaduto». Il dramma personale di Pietro ci indica la strada che ogni credente, ogni uomo, ogni donna, dovrebbero percorrere di fronte alla proposta, alla testimonianza della vitalità della sua parola. Buona Pasqua!