Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

XXVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (LC 17,11-19)

La guarigione dei dieci lebbrosi nell'arte (Lc 17,11-19): un commento di  Micaela Soranzo – La parte buona

LA VERA FEDE CHE DÀ LA SALVEZZA

 

            Gesù sta andando verso la città santa. Attraversa la Galilea e la Samaria ed entra in un villaggio dove gli vengono incontro dieci lebbrosi che si fermano alla distanza che i sani hanno loro imposto. Nella loro emarginazione e impotenza gli chiedono: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Ed egli, pur con uno sguardo improntato a compassione, inaspettatamente li manda lontano da sé. Li invia dai sacerdoti, senza aver fatto nulla - almeno a prima vista - per la loro guarigione. Secondo la legge infatti i sacerdoti erano gli unici a poter dichiarare puro un lebbroso e a reintegrarlo nella sua famiglia. Ora, dice il testo, «accadde che durante il loro cammino furono guariti», in termini biblici “purificati”.

            La seconda parte del racconto dimostrerà che se la loro fede nella parola di Gesù li ha “purificati”, non è stata sufficiente però per “salvarli”. Infatti solo le orecchie del lebbroso samaritano udranno la bella espressione di Gesù: «La tua fede ti ha salvato». Il contrasto è palesemente chiaro: in dieci avevano supplicato e ottenuto soddisfacimento, uno solo tra loro è stato capace di lodare Dio. Si potrebbe dire che, rispetto agli altri nove, solo il samaritano, cioè uno straniero, vede realmente la sua guarigione: il suo vedere, vale a dire, non solo constata la salute fisica ritrovata, ma implica l’apertura della fede. L’aver visto bene non gli fa capire solo che è guarito, ma che ha incontrato la salvezza di Dio. Senza esitare e senza recarsi dai sacerdoti, egli torna (con un’accezione maggiore rispetto al semplice “tornare indietro”) da Gesù, ma, prima di ringraziarlo, loda Dio dal momento che riconosce nella guarigione operata da lui l’agire di Dio. Ciò che i nove fanno davanti al tempio, il samaritano lo fa davanti a Gesù, a ricordare che d’ora in poi la sola via per ringraziare Dio è di andare a Gesù.

            Le domande finali, lungi dal rivolgersi al samaritano per felicitarsi con lui, sono dirette a ciascuno di noi dando vita ad una nuova diagnosi: non più quella della lebbra ma quella della fede stagnante: che cosa ha più valore per noi, il dono o il donatore? Il dono, così il come miracolo, può essere un grande aiuto, ma non basta. La fede invece, quella vera, è sempre accompagnata dalla riconoscenza.

Questo sito utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza sul sito. Continuando la navigazione autorizzi l'uso dei cookie.