Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

IV DOMENICA DI QUARESIMA (GV 3,14-21)

Parrocchia San Matteo - ???????? ???????????????????????????? ???????????????????? ???????????????????????????????? +  Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21) In quel tempo, Gesù disse a  Nicodèmo: «Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che

LA CROCE E LA GLORIA

            “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna”. Inizia così la pagina evangelica della IV domenica di Quaresima, che narra un passaggio relativo all’incontro notturno di Gesù con Nicodemo. Ora, quando Giovanni scrive il suo vangelo, la morte di Gesù non è più vista come un dramma ed una sconfitta; essa, infatti, è considerata soprattutto come “elevazione”: è sollevamento da terra per sedere sul legno della croce (crocifissione), ma è anche elevazione alla gloria (glorificazione) e ritorno al Padre.

      In tal senso la croce non ha più l’aspetto di umiliazione e di sconfitta, ma diventa segno della sovranità regale di Gesù, il trono dal quale domina con la potenza del suo amore e del suo perdono. È quanto annunciava la profezia di Isaia sul Servo sofferente: “costui sarà innalzato e pienamente glorificato”; con la differenza che quest’ultimo viene innalzato e glorificato dopo la morte (Is 52,13), mentre per Giovanni il Gesù crocifisso è il Gesù glorificato.

      Per la mentalità umana e giudaica, svincolare la “croce” dal giudizio di maledizione e di impotenza è impossibile con le proprie forze, sia per un grande maestro quale Nicodemo, come pure per un semplice credente giudaico ed anche cristiano. Gesù cerca di introdurre Nicodemo e noi in questo grande mistero mediante una prefigurazione presente nell’Antico Testamento e ben conosciuta anche nella fede popolare: il popolo ebraico nel deserto doveva alzare lo sguardo verso il serpente di bronzo sollevato da terra, per essere liberato dalla morte (cf. Nm 21,4-9), così con l’inizio del tempo finale bisognerà alzare lo sguardo verso l’Ucciso per venire liberati dalla morte ed entrare nella pienezza della vita.

      Gesù dice che “bisogna” che il Figlio dell’uomo sia innalzato. Questo “bisogna” esprime il piano di amore del Padre che dona il suo Figlio totalmente e senza riserve fino ad accettare la sua morte, negativa risposta umana all’amore infinito di Dio e del Figlio. La sapienza di Dio passa attraverso la povertà, l’umiliazione e l’umiltà; accetta le sofferenze, il ripudio e l’uccisione; e proprio così vince il male fatto dalla sapienza dell’uomo, che ricerca l’avere, il potere e l’apparire, provocando la morte propria e altrui.

            In genere nella croce noi vediamo soltanto la sofferenza, l’umiliazione, la morte, ma difficilmente sappiamo vedervi il segno e la prova suprema dell’amore immenso del Signore per noi e, di conseguenza, la via attraverso la quale soltanto si può giungere alla glorificazione, alla salvezza, alla vita eterna. Scrive Madre Teresa: «Guarda la Croce: vi vedrai la testa di Cristo inclinata per baciarti, le sue braccia distese per abbracciarti, il suo Cuore aperto per racchiuderti nel suo amore. Sapendo che la Croce di Cristo rappresenta il suo più grande amore per te e per me, accettiamola in tutto ciò che egli desidera mandarci… Ricorda, poi, che la Passione di Cristo si conclude sempre con la gioia della risurrezione: quando perciò provi nel tuo cuore le sofferenze di Cristo, ricorda che deve venire la risurrezione, deve albeggiare la gioia della Pasqua. Non devi mai permettere a nessuna cosa di colmarti così di dolore da farti dimenticare la gioia del Cristo Risorto».

 

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