Il Potere dell'ascolto
– Qual è la cosa di cui hanno più bisogno gli esseri umani?
– Il desiderio sconfinato di essere ascoltati.
(Eugenio Borgna)
Quando un bambino piccolo inizia la sua esplorazione del mondo e fa le sue prime esperienze relazionali, impiega un tempo prima di apprendere che la comunicazione con un'altra persona è fatta di pause: di momenti in cui si parla e altri in cui si ascolta.
Nel processo evolutivo dell’individuo questo comprendere che esiste un’alternanza è un momento decisivo nello sviluppo, perché prevede l’aver acquisito il concetto che non tutto ruota attorno a noi, ma esiste l’altro con il quale si può avviare una relazione comunicativa e al quale dobbiamo dare uno spazio.
Con la crescita e la vita frenetica che spesso siamo portati a condurre, questo ritmo fatto di pause e di affermazioni o domande, nel nostro intento di comunicare si perde e la nostra attenzione inizia via via a concentrarsi sulla cosa da dire, sull’avere ragione, sullo smentire la posizione altrui, sul dimostrare il perché del proprio punto di vista.
Praticamente, se da un lato i nostri scambi con il mondo che ci circonda diventano sempre più frequenti e intensi (soprattutto oggi con la tecnologia e i nuovi mezzi di comunicazione), dall’altro il nostro modo di relazionarci diventa sempre più autoreferenziale e privo di reali e nutrienti condivisioni.
Per comprendere in modo semplice questo dato vi basterà accendere la televisione su un qualsiasi canale dove trasmettono un dibattito. Tutti sono più intenti a dire la propria opinione che a rispondere realmente a quello che gli altri hanno affermato prima di loro. Spesso, la frustrazione di non riuscire ad affermare il proprio punto di vista o il percepire di non essere ascoltati, è così intensa da creare un disagio, provocare reazioni di rabbia, spingere all’utilizzo di parole inappropriate.
Quello che avviene in televisione e che potrebbe sembrarci il frutto di un contesto irreale, in verità è un fenomeno esasperato e ingigantito di quanto accade nel nostro quotidiano.
Se segui la mia rubrica, in più di un articolo ti dovrebbe essere capitato di leggere a proposito dell’importanza che dovremmo dare all’ascolto.
Saper ascoltare, per quanto ci possa sembrare scontato e naturale è in realtà un’abilità che non tutti sviluppano e coltivano nella propria vita. La maggior parte di noi sente, ma non ascolta.
Sentire è un’azione legata al senso dell’udito e ha a che fare con la ricezione passiva dei suoni e dei rumori. Automaticamente, ognuno di noi, se posto all’interno di una stanza, sente tutte le onde sonore che colpiscono le sue orecchie senza poter far nulla per impedirlo. Noi sentiamo anche senza rendercene conto.
Parlare è un bisogno. Ascoltare è un’arte
(Goethe)
La prima differenza fondamentale che dunque possiamo sottolineare: ascoltare è un atto volontario, un’arte per Goethe: uno sforzo attivo, un impegno da parte del soggetto che deve intenzionalmente “mettersi in ascolto”. Un’abilità da potenziare. Legata al senso dell’udito, coinvolge in realtà tutti e cinque i sensi e richiede specifici comportamenti che vanno imparati ed allenati.
Dal punto di vista pratico, un buon ascolto prevede:
- Una buona osservazione di ciò che accade fuori e dentro di noi
- Curiosità e autentico interesse per il nostro interlocutore
- Sospensione del giudizio
- Avere il giusto tempo a disposizione senza distrazioni
- Concentrazione
- La possibilità di prendersi un momento di riflessione subito dopo
Saper ascoltare, sia in famiglia che sul lavoro, è una capacità che può letteralmente trasformare la qualità della nostra vita. Il suo potere è… disarmante. Quando ci poniamo di fronte alle persone con un atteggiamento di reale ascolto non soltanto siamo aperti a comprendere la posizione dell’altro ma siamo vigili nell’osservare il dentro e il fuori di ciò che sta accadendo simultaneamente: le emozioni di chi ci parla e quelle che noi proviamo, le energie che si muovono, la coerenza tra il linguaggio verbale e il non verbale, il messaggio nella sua interezza.
Dovendoci concentrare su quanto sta avvenendo siamo presenti, nel qui ed ora, con tutte le nostre capacità percettive. Senza distrazioni, avendo deciso di dedicare un tempo a quella conversazione, siamo più pazienti, aperti, tolleranti. Sospendendo il giudizio ci poniamo in una posizione simmetrica rispetto all’altro, sullo stesso piano, facilitando la comunicazione e la trattazione di tematiche magari difficili da affrontare in altri contesti.
Essere concentrati sull’ascolto non ci obbliga a dover rispondere, non implica che si debba necessariamente nell’immediato offrire un feedback. Ascoltare vuol dire esserci in modo totale, accogliere ciò che l’altro ha da offrirci per poi restituire ciò che ci è arrivato, magari arricchito dalle nostre riflessioni.
Allenarsi all’ascoltare attivamente gli altri è una pratica che ci regala i suoi doni fin dall’immediato. Se praticato con regolarità, un buon ascolto potenzia l’empatia, sviluppa le nostre capacità attentive, stimola l’apprendimento e la nostra crescita personale, migliora l’efficacia delle nostre strategie comunicative e relazionali, favorisce una graduale distinzione tra l’agire e il re-agire.
Parlare è il modo di esprimere sé stesso agli altri.
Ascoltare è il modo di accogliere gli altri in sé stesso.
(Wen Tzu)
Se mentre leggevi questo articolo ti sono venute in mente delle relazioni all’interno della tua quotidianità dove la comunicazione non è efficace, ti sembra di non essere compreso o che quando parli in realtà la tua posizione è assai distante da quella dell’interlocutore, è possibile che ci sia un problema. In questo caso può essere molto utile fermarsi a riflettere su cosa noi possiamo fare per migliorare la situazione. Ricordandoci sempre che non ci è possibile cambiare gli altri, ma solo lavorare su noi stessi, portare l’attenzione sul nostro modo di ascoltare può fare la differenza. Con costanza e impegno, esercitati quotidianamente a dedicare un tempo, in almeno una conversazione al giorno, ai punti prima trattati.
Può essere utile appuntarsi cosa accade su di un quaderno.
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Scritto da Giulia Di Sipio, Counselor Relazionale (Iscrizione albo nazionale An.Co.Re n°275), specializzata in Counseling Gastronomico (autrice del libro "Il Cibo come via, gli Archetipi come guida"), Wedding Counselor e Consulente Genitoriale, da anni collabora con l'Associazione Orizzonte (www.associazioneorizzonte.it) per facilitare l'inclusione e l'autonomia dei ragazzi diversamente abili, promuovere iniziative volte a sostegno delle famiglie con disabilità e potenziare le occasioni di lavoro per una buona genitorialità. Dal 2020 collabora con la Parrocchia degli Angeli Custodi per offrire un supporto pratico ed emotivo a chi ne sente il bisogno, percorsi di accompagnamento al Matrimonio per le coppie, Orientamento scolastico e lavorativo, Mediazione dei conflitti. Responsabile e referente dello Sportello di Ascolto “La famiglia al centro” e “Parliamone Insieme II” , per informazioni e appuntamenti +39-347-1692195.