Anni fa, una persona che conoscevo, mamma di una bimba di circa 9 anni, di fronte alla morte del pesce rosso di sua figlia, decise di gestire l’accaduto, acquistando in fretta e furia un altro pesciolino “in sostituzione”.
Alla bimba non venne raccontato l’accaduto. Non le venne spiegato che esiste una ciclicità nella vita di ciascuno di noi, compresi gli animali, per la quale, esiste la nascita, la crescita, la vita, ma anche la morte.
Non venni mai informata se poi, a distanza di tempo, la bimba avesse, o meno, compreso che le era stata nascosta la verità.
Spesso accade che ai bambini “certe cose” non vengano dette. E’ per il loro bene che di alcuni argomenti è meglio che non se ne parli.
Ed ecco che allora, tra questi argomenti troviamo tantissimi temi di attualità come il Covid, la pandemia, la guerra, il sesso, la morte, la malattia… eppure, considerato che ormai, già dalle elementari il cellulare viene con estrema facilità dato in uso (se non regalato) ai più piccoli, non è difficile immaginare come “queste cose”, di cui sarebbe meglio non parlare, diventino in realtà come il famoso segreto di Pulcinella. Tutti le sanno, ma nessuno ne parla.
…pensate allora come possa divenire un disagio, una difficoltà, per un bambino, non riuscire a capire cosa stia accadendo, ma non sapere in quali termini chiedere spiegazioni o come rivolgersi al mondo degli adulti che con tanta fatica cercano di fare gli indifferenti.
I non detti, quelle tante, spesso troppe cose, delle quali sarebbe meglio non parlare. Sono proprio gli argomenti considerati tabù a creare distanze nelle relazioni.
Immaginate di avere la sensazione che qualcosa non vada bene. Di tornare a casa, vedere il vostro pesciolino rosso nella sua solita vaschetta, ma avere la sensazione che qualcosa sia diverso. Sarà frutto della mia fantasia? Oppure mamma e papà non mi stanno raccontando la verità? Potrebbe pensare un bambino. …e se fosse così, perché?
Spesso alle domande dei bambini si cerca di non rispondere, credendo che il silenzio, l’evasione, l’oscuramento… siano tutte strategie che alla lunga diano risultati migliori. Probabilmente si pensa che accudiscano, preservino, difendano i più piccoli.
Eppure ormai tutti quanti lo sanno che i bambini hanno il sesto senso, la capacità di “sentire” cosa non va, prima ancora di saperne il motivo.
Sono proprio loro, i più piccoli, coloro che ci mostrano come sia importante essere in contatto con la parte più profonda di noi, quella che “sente”, prima di “agire” (e che noi spesso evitiamo di ascoltare). Nel processo educativo sarebbe bello se questa capacità di intuire le cose venisse custodita, se da adulti, ci impegnassimo tutti nel far sì che le nuove generazioni mantengano viva quest’abilità di percepire la realtà, non solo per come ci appare, ma anche nella sua essenza, aldilà delle sembianze.
Ci lamentiamo della superficialità, critichiamo coloro che non vanno in profondità, eppure, quotidianamente, non facciamo nulla per far sì che i più piccoli imparino a fare il contrario. Ci spaventiamo del disagio e nel tentativo di evitare una sofferenza, creiamo confusione, perplessità, mancanza di fiducia. Soprattutto nella propria capacità di lettura della realtà. Fingiamo che vada tutto bene pensando che sia una strategia efficace, eppure ci dimentichiamo di come sia per noi importante sapere la verità. Siamo tutti genitori, prima di tutto di noi stessi e di quella parte vulnerabile che ci abita. La vita non è perfetta, ma è bene impararne ad apprezzarne le sfumature fin dal principio. Non ci sarà sempre la luce, a volte scenderà la notte. Magari in questo momento il buio ci appare essere perfino più scuro del solito, più lungo di quanto ci saremmo aspettati… ma tornerà la luce e c’è sempre una buona ragione per sorridere. Se fosse la mia situazione penserei che vale sempre la pena di provare a spiegare il perché delle cose e la meraviglia di questo mondo. Specialmente ad un bambino. …e penserei che è ancora più importante farlo quando ci sembra che sia difficile trovare le parole, quando gli accadimenti lasciano un vuoto, creano una sofferenza, mettono paura. Può sembrare banale, eppure è proprio questa quella che viene comunemente chiamata: educazione emozionale. Ci si mette nei panni dell’altro, si ascoltano le domande, le richieste… e poi piano piano, con cautela, si risponde. Siamo tutti esseri umani ed anche se bambini, ci si sente più accuditi se ascoltati, piuttosto che ignorati.