DAL BATTESIMO SCATURISCE LA MISSIONE DEL FIGLIO
Giovanni Battista ha battezzato con acqua; il suo battesimo è annuncio e preparazione del Battesimo con lo Spirito Santo che sarà compiuto da Gesù. Tra questi due battesimi sta il Battesimo di Gesù da parte di Giovanni; è battesimo con l’acqua, amministrato nel Giordano; ma è seguito dal dono dello Spirito che pone Gesù in una condizione nuova e unica.
La festa di oggi vuole raccogliere la nostra attenzione su questo evento che fa in qualche modo da spartiacque portando a compimento la purificazione dell’AT e inaugurandone una nuova.
Si noti l’interesse di Marco: egli ricorda che Gesù di Nazaret venne dalla Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni, ma si sofferma soprattutto su quello che avvenne dopo il Battesimo, mentre Gesù saliva dall’acqua. Si compie qui un evento complesso fatto di un segno visibile – «lo Spirito che scende come colomba» (Mc 1,10) – e di una parola che interpreta quel segno. Era accaduto così anche nelle vocazioni dei profeti (Isaia, Geremia, Ezechiele) e possiamo perciò leggere il Vangelo di oggi come l’affidamento di una missione.
I cieli aperti indicano evidentemente l’instaurarsi di una comunicazione fra il mondo di Dio e quello degli uomini. Seguono un fatto e una parola: il fatto è la discesa dello Spirito, la parola è la proclamazione di Gesù come il Figlio. I due elementi hanno lo stesso significato: Gesù è Figlio di Dio perché è ripieno di Spirito Santo e il dono dello Spirito Santo lo equipaggia per la missione di Figlio. Quale sia la missione affidata a Gesù è specificato nel contesto. Giovanni lo presenta come “più forte” di lui. Già il battesimo di Giovanni si colloca nella linea della conversione e del perdono dei peccati; ma sarà il Battesimo di Gesù a operare la piena liberazione e trasformazione dell’uomo mediante il dono dello Spirito.
Se dal Battesimo di Gesù scaturisce la missione del Figlio di Dio nel mondo, dal Battesimo del cristiano scaturisce la missione dei figli di Dio che, animati dalla fede, cercano insieme di praticare la legge dell’amore come legge autentica di libertà.