IL LIETO ANNUNCIO DI UN AMORE PERENNE
Per la prima volta Gesù entra nel territorio della Giudea, oltre il Giordano: la sua strada porta verso la passione a Gerusalemme. Lungo la via alcuni farisei gli chiedono, volendo chiaramente tendergli una trappola, se sia lecito a un marito ripudiare la moglie. Essi hanno in mente la legge di Mosè a riguardo (cf. Dt 24,1) che intendono come un permesso di divorzio; Gesù invece chiarisce che si tratta di una prescrizione per regolare un caso sorto per la loro durezza di cuore. I farisei parlano di “permesso”, nella logica di chi cerca le maggiori concessioni possibili e un motivo per auto-giustificare il desiderio di sciogliersi dai legami coniugali con libertà. Gesù si concentra invece sul progetto iniziale: a lui interessa la volontà di Dio, che si trova a un livello più profondo, dove emerge ciò che permette a un uomo e una donna di diventare una cosa sola (“all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina”).
In disparte, a casa, i discepoli tornano sul problema e lo interrogano. Nella sua risposta notiamo che Gesù pone uomo e donna sullo stesso piano. Nel cammino del dono di sé che egli stesso sta proponendo non c’è supremazia dell’uomo sulla donna: entrambi sono responsabili dell’amore reciproco. Uomo e donna sono immagine di Dio: ognuno deve prendersi cura dell’altro. Due esseri umani sono capaci di amarsi per sempre: questa è la buona notizia! Il cuore va liberato dalla legge del possesso per vivere con fiducia la relazione di coppia. Il matrimonio alla sequela di Cristo è dono di sé e della propria vita. Gesù offre il lieto annuncio che l’amore pieno è possibile, perché in Gesù Cristo si realizza la nuova alleanza tra Dio e il suo popolo.
Dopo questa discussione sul divorzio, il vangelo riferisce che a Gesù vengono portati dei bambini. Il fatto che i suoi discepoli sembrano essere infastiditi da tale gesto provoca un forte sdegno nel maestro. Allo scopo chiarisce con la sua parola e il suo gesto quanto consideri preziosi i bambini e quanto egli sia diverso dai suoi discepoli. Solo coloro che si riconoscono bambini, cioè incapaci e incompetenti - secondo la mentalità dell’epoca -, sono in grado di accogliere e di entrare nel regno di Dio, perché l’unico atteggiamento possibile è quello della fiducia totale in lui.