Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B (MC 13,24-32)

25/10 Lc 13,1-9 EQUIVOCI - Get up and Walk

LE MIE PAROLE NON PASSERANNO

           

            Il brano odierno, conosciuto come “discorso escatologico”, chiude nel vangelo secondo Marco il racconto della vita pubblica di Gesù. In esso tutto l’interesse si concentra sulla fase finale del mondo, descritta con un linguaggio fortemente apocalittico. È comprensibile dunque che la liturgia ce lo presenti quasi al termine dell’anno liturgico.

            Gesù esce dal tempio, e nel frattempo un discepolo gli fa notare quanto il tempio sia poderoso e bello, una meraviglia da guardare e da ammirare; Gesù risponde: «Vedi queste grandi costruzioni? Non sarà lasciata qui pietra su pietra, che non sia distrutta» (Mc 13,2). Quindi quell’edificio, che è l’orgoglio degli ebrei, per la sua bellezza e imponenza, in realtà è un edificio fragile, che dovrà conoscere e subire la distruzione. Dopo di che, Gesù con i suoi discepoli va sul monte degli Ulivi e i discepoli lo interrogano sul tempo in cui accadranno queste cose e sul segno che ciò per accadere.

            Gesù risponde e, tra le altre cose, annuncia che «il figlio dell’uomo verrà», e verrà con «con grande potenza e gloria»; quindi verrà con una forza irresistibile, e con la bellezza stessa di Dio, con la santità di Dio. Non solo verrà, ma «radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo», a dire che non ne rimarrà fuori neanche uno. Questo “raccogliere insieme” è infatti uno dei grandi simboli della salvezza, di quei simboli che si trovano nei profeti dell’Antico Testamento. In mezzo ci sono tribolazioni, guerre e angosce… ma - sembra suggerire Gesù - non lasciatevi spaventare! Non lasciate che queste cose vi tolgano la speranza, perché al contrario è data come sicurezza la “venuta del figlio dell’uomo”, la presenza di Cristo nella sua gloria, per rigenerare l’umanità e farla diventare una umanità nuova. La metafora del fico suggerisce poi che occorre leggere i “segni dei tempi”, riuscire cioè a trovare nella storia i segni di quel “mondo nuovo”, di quel frutto, di quella vita, che sarà il risultato e il contenuto della storia degli uomini.

            «Il cielo e la terra passeranno - conclude allora Gesù - ma le mie parole non passeranno». Pur nella fragilità e nell’incertezza di cui è fatta la nostra vita sulla terra, abbiamo un punto fermo, solido e permanente: la Parola del Signore. A questa Parola occorre aggrappare la nostra vita; certo, la sofferenza dell’incertezza rimane, ma non è una incertezza che ci schiaccia, perché anche nell’incertezza la speranza proclama la sua vittoria, sopravvive e si rigenera.

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