“IL MIO REGNO NON VIENE
DA QUESTO MONDO”
Si conclude l’anno liturgico e siamo nuovamente invitati a contemplare la regalità di Cristo, che è un tema particolarmente caro al quarto evangelista, di cui la liturgia ci offre oggi una splendida pagina che siamo soliti ascoltare il Venerdì santo nel racconto della passione del Signore durante l’azione liturgica.
Giovanni ricalca la regalità di Cristo lungo tutto il racconto della passione. È un re che paradossalmente trionfa per mezzo della sua esaltazione in croce. Nella scena che ci presenta la pericope odierna, di fronte a Pilato, che intende giudicarlo personalmente, Gesù assume un atteggiamento strano, ma non insolito; ribatte con domande e costringe il magistrato a mettersi in discussione. Quando poi Gesù risponde, lo fa per riaffermare la sua regalità: «Il mio regno non viene da questo mondo. Se il mio regno fosse da questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è da quaggiù». È la grande proclamazione di un regno diverso da ogni altro regno. E di fatti è «il mio regno». È un regno che non proviene dal mondo, cioè dalla logica del mondo: è un contrasto d’origine che, per l’evangelista, è una differenza d’essenza, di qualità, di logica. Il re di questo regno non ha infatti una corona d’oro sul capo, ma una corona di spine e non siede su un trono, ma è appeso alla croce. Un re così fa ridere, è un re da burla.
Un’altra indicazione utile per cogliere la differenza è data dal fatto che nessuno dei suoi servitori ha lottato perché non fosse consegnato ai Giudei. Il regno, il potere mondano ha come ragion d’essere la propria sopravvivenza, per cui, se minacciato, combatte e i sudditi sono chiamati a buttarsi nel combattimento per salvare il trono. La regalità di Cristo, invece, non ha come ragione ultima la propria sopravvivenza, tant’è vero che lui stesso si lascia consegnare e morirà sulla croce. Allora c’è qualcosa d’altro che viene prima, che è più importante della propria sopravvivenza, del rimanere al potere, del proprio trionfo. E questo vale anche per i servitori del regno di Dio.
Pilato non capisce nulla e chiede nuovamente a Gesù se è re. Gesù conferma e dichiara: « Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce». È importante sottolineare quel “rendere testimonianza alla verità”. È questo il punto. La differenza tra la regalità di Gesù e la regalità del mondo sta tutta nel valore supremo che Gesù riconosce alla verità, quella di Dio che ama ogni uomo, per difendere la quale è disposto a perdere anche il regno e... la vita.