I POVERI, NOSTRI AVVOCATI
La parabola lucana di questa domenica presenta due personaggi di cui è definita la situazione sociale, l’aspetto fisico e il genere di vita: un ricco anonimo che gode dell’abbondanza e dei piaceri e un povero di nome Lazzaro (il cui significato è “Dio aiuta”) che è ammalato e non si può muovere. Malgrado contemporanei e vicini, durante la loro vita i due si ignorano e sembrano non sfiorarsi neppure.
Ma ecco che lì dove solitamente le storie finiscono, cioè nel momento della morte, qui invece la storia ha inizio e inverte i destini dei due uomini. Lazzaro, che giaceva tra la sporcizia della strada ed era in compagnia dei cani, viene portato nel seno di Abramo, mentre l’uomo ricco, che vestiva in modo fine e lussuoso, ora è tra i tormenti ed è circondato dal fuoco. In tale condizione il ricco - che intanto ha perduto un po’ della sua superbia - si rivolge ad Abramo perché siano alleviate le sue pene infernali e perché metta in guardia i suoi cinque fratelli in vita che rischiano la stessa sorte; entrambe le richieste vengono però rifiutate.
Si noti che il ricco non è condannato perché violento ed oppressore, ma semplicemente perché vive da ricco, ignorando il povero. Così come dovrebbero fare ora i suoi fratelli, anche lui avrebbe potuto ascoltare Mosè e i profeti, attraverso i quali Dio ha comunicato la sua volontà, dando delle norme per una vita giusta e retta che tenga conto della responsabilità sociale nei confronti dei poveri. Per il ricco il tempo è ormai scaduto perché ha trascurato la volontà di Dio; ma noi siamo ancora in tempo per renderci conto che la vita terrena non è tutto, che le situazioni attuali possono mutare e che occorre avere un cuore libero e aperto. Scrive infatti Gregorio Magno: «Voi, fratelli, conoscendo la felicità di Lazzaro e la pena del ricco, datevi da fare, cercate degli intermediari e fate in modo che i poveri siano vostri avvocati nel giorno del giudizio. Avete ora molti Lazzari; stanno innanzi alla vostra porta e hanno bisogno di ciò che ogni giorno, dopo che voi vi siete saziati, cade dalla vostra mensa… Ogni giorno, anche senza cercarlo, vediamo un Lazzaro» (Hom., 40, 3 s.10).