Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

IV DOMENICA DI PASQUA (GV 10,1-10)

Arcidiocesi di Vercelli » » 4ª domenica di Pasqua Gv 10,1-10

 

LA VOCE DEL PASTORE AUTENTICO

Nel vangelo di Giovanni, il discepolo di Gesù è colui che vive nell’ascolto. Per l’evangelista
infatti la voce di Dio si fa sentire al presente con la testimonianza del Figlio. Non a caso, i due discepoli del Battista, all’inizio, seguono Gesù perché hanno udito la parola del loro maestro (Gv 1,35-36); e così anche il Battista e la Maddalena hanno percepito in lui la voce dello Sposo (Gv 3,29; 20,16). Gesù stesso ad un certo punto dirà: «chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna…» (Gv 5,24). «Chi ascolta e crede» - precisa Gesù - a ricordare che occorre passare da un ascolto materiale, sensibile ad un ascolto interiorizzato e pieno di fede. È questo il motivo per cui nel brano odierno Gesù afferma che ascoltare la voce del pastore significa «conoscere la sua voce», e seguirla: «le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce». Al contrario, le pecore si sottraggono con la fuga alla voce sconosciuta di un estraneo. È la voce stessa che lo tradisce: «Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». La voce udita non è una voce qualsiasi, ma prende una risonanza esistenziale, personale. Se ascoltata, la parola di Gesù diventa parola di vita eterna. Se ascoltata, la voce di Gesù diventa voce del Figlio di Dio, la voce del Figlio dell’uomo che è più potente del peccato e della morte (Gv 5,25.27-29), la voce del Pastore autentico. C’è dunque una sintonizzazione delle pecore con il padrone autentico, il quale, riconoscendo che le pecore sono sue, fa loro un dono particolare: quello di imprimersi bene nella loro memoria, o meglio nella loro capacità innata di riconoscere il padrone. Solo chi interiorizza questa voce, arriva alla fede, alla comunione con Dio e alla gioia. 

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