VEGLIATE!
Con questa prima domenica di Avvento inizia un nuovo anno liturgico, durante il quale leggeremo il vangelo di Marco. Fin dalle prime righe il lettore è avvisato che ciò che leggerà, le parole che ascolterà, le gesta che vedrà, i segni di cui si stupirà saranno opera del Figlio di Dio. Quello che Marco ci presenterà è il Gesù di tutti i giorni, uomo come noi. Si ha l’impressione di scoprirlo, giorno dopo giorno, con gli occhi di Pietro, che lo ha visto sulle strade della Palestina, durante gli anni della vita passati insieme; lo ha accolto nella sua casa di Cafarnao; lo ha visto mangiare e dormire, parlare e pregare…
Nella scena presentata dalla liturgia odierna, l’evangelista riporta l’ultimo insegnamento pubblico di Gesù prima della sua passione. Dopo la fine della sua attività pubblica a Gerusalemme e prima del compimento del suo cammino, il maestro rivolge lo sguardo al futuro, al tempo in cui i discepoli dovranno vivere senza la sua presenza visibile, e li invita alla vigilanza: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento… Vegliate dunque… Quello che dico a voi lo dico a tutti: “Vegliate!”». Li esorta cioè ad avere uno sguardo lucido e acuto verso chi si presenta e verso ciò che avviene, perché diano una giusta interpretazione delle cose e non si lascino ingannare. Ripeterà lo stesso invito ancora, prima di essere arrestato, quando nel Getsemani esorterà i discepoli: «Restate qui e vegliate… Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare un’ora sola? Vegliate e pregate, per non entrare in tentazione». In questo caso la veglia viene effettuata tramite la preghiera, che indica la consapevolezza di mantenere un’attenzione che sia anzitutto interiore.
Come si vede, il vigilare è dunque un atteggiamento essenziale della vita cristiana, che riassume la tensione caratteristica verso il futuro di Dio ed esprime l’attenzione e la cura per il momento presente. Anche oggi l’invito di Gesù risulta particolarmente utile, in questo tempo di crisi e di smarrimento, che spesso rischia di addormentare le nostre coscienze nel godimento egoistico di quanto possediamo, dimenticando la gravità dell’ora e il bisogno di scelte coraggiose e serie. Lo sapevano bene i padri del deserto che proponevano ai propri discepoli questo racconto: «Abba - chiese il giovane discepolo -, perché sono molti quelli che vengono nel deserto a cercare il Signore, e sono pochi quelli che perseverano?». Rispose l’anziano e saggio monaco: «Hai presente la caccia alla volpe, quella con tutti quei cani che corrono dietro al povero ma veloce animale? Tutto inizia quando all’apparire della volpe, i cani che sono davanti al gruppo cominciano ad agitarsi, contagiando della propria agitazione anche tutti gli altri cani, che sono dietro, e che la volpe non l’hanno neppure intravista. I primi iniziano a correre, e gli altri dietro a loro. L’apparire della volpe è stato probabilmente simile a un guizzo rosso, ma tanto è bastato per quei cani che se ne sono accorti e hanno colto il passaggio. Dopo un po’ di minuti di inseguimento, solo i cani che avevano anche solo intravisto la volpe continueranno a correre imperterriti, certi della sua esistenza, anche se vista solo per una frazione di secondo. E gli altri cani, quelli voglio dire che hanno iniziato a correre solo perché qualcun altro davanti a loro aveva iniziato a farlo? Be’, lungo la strada ci saranno innumerevoli cose più interessanti da fare che non correre dietro ad una volpe, per giunta neanche poi vista: un osso da annusare, un alberello invitante a cui accostarsi per fare pipì, una fresca ombra al cui riparo distendersi per un sonnellino, un sentiero comodo e largo dove trotterellare felici…». Che dire? Corriamo anche noi incontro al Signore. Buon Avvento!