Parrocchia 
Santi Angeli Custodi

Francavilla al Mare - Chieti

Non togliere le castagne dal fuoco a tuo figlio!  

Non togliere le castagne dal fuoco a tuo figlio!

Ripensando a come sono cambiate le cose in così poco tempo da quando il Covid ha travolto e fermato le nostre vite (o tentato di fermarle), ora più che mai guardandoci intorno è facile scorgere ed ascoltare di storie che raccontano di situazioni difficili, persone che si trovano ad affrontare veri e propri drammi personali, giovani impauriti che non sanno come riprendere in mano la loro vita e investire nel loro futuro…

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Il paradosso del momento

Quotidianamente, soprattutto chi ha a che fare con dei contesti ampi come la Parrocchia, l’Associazione Orizzonte con cui collaboro… ci si imbatte in storie complesse, emozioni importanti da gestire, dinamiche disfunzionali difficili da interrompere… e sempre più, di questi tempi, accade di incontrare famiglie dove il problema è, paradossalmente, l’eccessivo benessere dei propri figli.

Come le stesse statistiche confermano, soprattutto negli ultimi anni, il numero di giovani nella fascia di età vicino ai venti anni affetti da depressione è aumentato. Spesso è difficile che riescano a comprenderne da soli il perché di questo malessere, ma, per una qualche ragione, si sentono infelici ed insoddisfatti.

Spesso, una delle spiegazioni che maggiormente viene data è che i genitori di oggi, rispetto a quelli di ieri sono eccessivamente efficienti e tendono ad intervenire troppo in fretta per togliere le cosiddette castagne dal fuoco.

Prevenire in questo caso non aiuta

Piuttosto che facilitare i figli nell’imparare a superare da soli le avversità della vita, spesso le mamme e i papà liberano loro la strada dagli ostacoli, evitano loro le delusioni, i fallimenti… e, così facendo, piuttosto che fortificarli e renderli autonomi, li impoveriscono di strumenti e, soprattutto, di esperienze. Evitare ad un figlio di sbagliare, nel medio-lungo termine diventa un’arma a doppio taglio: da un lato ci si pone nella posizione scomoda di poter essere additati come “responsabili” del suo malessere, delle sue scelte o delle sue non scelte… e dall’altro lo si priva della possibilità di mettere le mani in pasta, di provare, mettersi alla prova e, dunque, crescere.

Non sarà certo un caso che tra i detti più famosi ci sia “sbagliando si impara”, no?

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"Non è ciò che fai per i tuoi figli, ma ciò che hai insegnato loro a fare per sé stessi, che li farà realizzare come esseri umani".
Ann Landers

Una riflessione molto interessante trovata un po’ di tempo fa riportava questo quesito: "Può essere che schermando sin da piccoli i nostri ragazzi dall'infelicità stiamo finendo per privarli della felicità da adulti?"

L'importanza di potersi guardare indietro

Non sarà certo questa la sede per rispondere in modo semplicistico ad una domanda tanto profonda, ma, mi piacerebbe molto riportare l’attenzione su quanto sia costruttivo e formativo per ciascun individuo potersi guardare indietro, vedere il proprio percorso di vita e, ripercorrendo con la memoria le diverse difficoltà, avere l’opportunità di congratularsi con sé stesso per averci provato, per aver investito le sue energie, per aver lottato in nome di un ideale e di un obiettivo e per averlo raggiunto.

Rispetto al passato è sicuramente molto bello poter assistere a così tanti genitori che parlano con i propri figli, che interagiscono con loro, che si mettono in discussione per loro… ma, come tutte le cose nella vita (e nelle relazioni), se è troppo, “stroppia”. E diventa disfunzionale.

"Preparate vostro figlio alla strada, non la strada per vostro figlio" (Dr. Thomas P. Johnson, psichiatra infantile) è il motto che dovremmo tenere a mente ogni volta che ci sorge un dubbio su come intervenire e come gestire una determinata situazione.

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Aiutare a volte è anche saper fare un passo indietro

Le domande che potrei dunque pormi per facilitarmi nell’individuazione della mia posizione nel quotidiano sono: In che modo mi ha chiesto aiuto? Sto realmente ascoltando mio figlio e le sue richieste o sto cercando di anticiparle? Come potrei guidarlo nel prendere consapevolezza della situazione che sta vivendo e supportarlo nel farlo diventare responsabile ed autonomo? Di fronte ad un problema mi sto mettendo al suo fianco per fargli sentire il mio sostegno mentre lui lo affronta o sto cercando di intervenire direttamente io?

Fermarsi un attimo a riflettere e porsi delle domande, anche nei momenti di difficoltà, non è perdere tempo, calibrare l’intervento. Studiare la strategia. Migliorare l’efficacia. In questo caso è: agire dopo aver “sentito” le mie motivazioni e quelle di mio figlio. Se io prendo coscienza di dove mi trovo, delle emozioni che avverto, allora posso aiutare l’altro nel fare le sue valutazioni, prendere le sue decisioni, orientare la direzione del suo percorso.

 

Giulia Di SipioScritto da Giulia Di Sipio, Diplomata in Counseling Relazionale (iscrizione albo nazionale An.Co.Re n.275), nel 2013, specializzata in Counseling Gastronomico, Consulente Genitoriale, da anni collabora come volontaria presso l'Associazione Orizzonte ODV (www.associazioneorizzonte.it) per facilitare l'inclusione e l'autonomia dei ragazzi diversamente abili, promuovere iniziative volte a sostegno delle famiglie con disabilità, potenziare le occasioni di lavoro per una buona genitorialità e con la Parrocchia degli Angeli Custodi per offrire un supporto pratico ed emotivo a chi ne sente il bisogno. Se desideri ricevere maggiori informazioni sul servizio “La famiglia al centro” o “Ascoltiamoci” , chiama pure il numero 347 1692195, fisseremo un colloquio conoscitivo. Anche telefonico. Parliamone Insieme.Come facilitare la scelta post maturità di vostro figlio“Smettere di controllare”

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