L’INIZIO DEI SEGNI
Con il termine “epifania” i cristiani, nel III secolo, non indicavano soltanto la manifestazione di Gesù ai magi, ma tutte le manifestazioni divine (miracoli, visioni, ecc.) di Gesù Cristo, e in particolare tre, come riporta il “Martirologio Romano”: «La triplice manifestazione del grande Dio e Signore nostro Gesù Cristo: a Betlemme, Gesù bambino fu adorato dai magi; nel Giordano, battezzato da Giovanni, fu unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre; a Cana di Galilea, alla festa di nozze, mutando l’acqua in vino nuovo, manifestò la sua gloria».
Il segno di Cana, che la liturgia ci propone all’inizio del tempo ordinario, è infatti un segno messianico, attraverso il quale Gesù manifesta direttamente la sua potenza e la sua bontà, suscitando la fede dei suoi discepoli, come rileva la conclusione del brano: «Così Gesù diede inizio ai segni in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui». È un segno che mostra in modo impressionante la generosità di Gesù, la sua bontà piena di comprensione per i desideri del cuore umano. È un miracolo un po’ particolare, perché non indispensabile, ma utile per continuare la festa.
Che cosa avranno capito i discepoli di questo primo miracolo? Hanno capito che Gesù era il Messia scelto da Dio e che stava inaugurando i tempi messianici. Quest’abbondanza di vino, questa gioia umana delle nozze facevano parte dell’attesa dei tempi messianici. Nell’Antico Testamento, in molti passi profetici, Dio deve privare il suo popolo della gioia delle nozze e dell’abbondanza del vino, perché è stato infedele all’alleanza; per questo le nozze non si possono celebrare.
La gloria che i discepoli vedono è la gloria divina che segna l’opera di Gesù Messia. Evidentemente l’abbondanza materiale è soltanto un aspetto di quei tempi, e così la gioia delle nozze umane. Il Messia deve anche far scomparire il male, assicurare il regno della giustizia e propagare la pietà, dare il vino della sapienza.
Grazie al Messia, le nozze di Dio con il suo popolo possono realizzarsi. In questo senso, Cana è soltanto un inizio. “È l’inizio dei segni”, dice Giovanni. Un inizio promettente. Quelli che aspettano sinceramente la redenzione d’Israele possono riconoscere in Gesù il Messia e rallegrarsi delle nozze annunziate. «Il segno di Cana - scrive I. de la Potterie - diventa così come un modello, un simbolo di tutta la vita di Gesù. Più che il primo dei segni, esso è “l'archetipo”, nel quale è prefigurata e già contenuta tutta la serie successiva».